mercoledì 26 maggio 2010

Fahrenheit 451 - Ray Bradbury

Ma non mi sembra sociale riunire un mucchio di
gente, per poi non lasciarla parlare, non sembra anche a voi? Un'ora di
lezione davanti alla TV, un'ora di pallacanestro, o di baseball o di podismo,
un'altra ora di storia riassunta o di riproduzione di quadri celebri e poi
ancora sport, ma, capite, non si fanno domande, o almeno quasi nessuno le
fa; loro hanno già le risposte pronte, su misura, e ve le sparano contro in
rapida successione, bang, bang, bang, e intanto noi stiamo sedute là per più
di quattr'ore di lezione con proiezioni. Tutto ciò per me non è sociale. È
tutt'acqua rovesciata a torrenti, risciaquatura, è, mentre loro ci dicono che è
vino quando non lo è. Ci riducono in condizioni così pietose, quando viene
la sera, che non possiamo fare altro che andarcene a letto o rifugiarci in
qualche Parco di divertimenti a canzonare o provocare la gente, a spaccare
i vetri nel Padiglione degli spaccavetri o a scassare automobili, nel Recinto
degli scassamacchine, con la grossa sfera d'acciaio. O non ci resta che
salire in macchina e correre pazzamente per le strade, cercando di vedere
quanto da vicino si possano sfiorare i lampioni e quanto strette si possono
fare le curve, magari sulle due ruote laterali. Può darsi benissimo che io sia
proprio quello che dicono, d'accordo. Non ho amici, io. E questo dovrebbe
provare che sono anormale. Ma tutte le persone che conosco urlano o
ballano intorno come impazzite o addirittura si battono a vicenda, selvaggiamente. Avete notato come la gente si faccia del male, di questi
tempi?

1 commenti:

zoe ha detto...

Ho amato tantissimo questo libro, che non volevo più finirlo al punto di leggerlo a giorni alternati e come ho potuto l'ho sempre regalato

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