venerdì 25 febbraio 2011

Tempi, cose, tu.

Io e il tempo non andiamo d’accordo. Il tempo misurato in giorni, ore, anni, mi sfianca, mi affatica, mi porta via tempo. Tutti quei minuti, uno dietro l’altro, che si sommano, e crescono, e diventano settimane, e poi mesi, e io lì a contarli, e sempre a corrergli dietro, ecco, mi angoscia.

Il tempo è un errore di ragionamento, un baco, non bisognerebbe mai misurare il tempo al tempo, mai. E’ sbagliato. Sbagliatissimo.
Bisognerebbe invece misurarlo in cose, il tempo, perché le cose, a differenza del tempo, ti riempiono, ti fanno respirare, e si sommano, crescono, non spariscono come le domeniche, o le due del pomeriggio che ecco qua sono già le tre, no.

Le cose che misurano il tempo restano lì, nel tempo, e tu le puoi guardare tutte le volte che vuoi, e nessuno te le può togliere mai, in nessun giorno, a nessun’ora.

Non bisegnerebbe dire “quanto tempo”, no, ma “quante cose”.
Sì, quante cose.
Le mie cose, quelle belle, i ricordi che non mi lasceranno mai, le parole che ho dentro gli occhi, il sapore delle cene e quegli altri sapori, e poi tutto il solletico al cuore, e tutte le altre cose mie belle sono sempre qui e mi riempiono il tempo e il cervello, e il cuore e l’addome e sono mie per sempre, fuori dal tempo. Eterne.

Teiluj

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