martedì 15 marzo 2011

La ragazza specchio

La ragazza specchio non conosceva le sue fattezze perché gli specchi le rimandavano all’infinito l’immagine sempre più piccola di impronte di dita, fili di polvere, piccole crepe.
La ragazza specchio era amata da tutti coloro che amavano se stessi e le si dichiaravano tenendole le mani, controllando che la loro espressione trasmettesse profondi sentimenti; non poteva fare a meno di ricambiare il loro amore, le si spezzava il cuore ogni volta che uno di loro decideva di lasciarla dopo avere scoperto la comparsa di una ruga, di un capello bianco, ogni volta che uno di loro le voltava le spalle e le diceva che non sarebbe mai finita, se lei fosse stata capace di mentire.
La ragazza specchio era detestata da tutti coloro che detestavano se stessi, e sono una maggioranza, e costoro non riuscivano a tollerarne la vista al punto di cercare di evitarla o addirittura di farle del male, e non riusciva a fare a meno di lanciare loro occhiate di disprezzo anche se dentro si sentiva di capirli.
La ragazza specchio era sempre osservata da tutti e presto aveva capito che in realtà non osservavano lei, le persone, osservavano solo il loro riflesso e nemmeno quello era vero, era figlio di frasi sentite, di immagini viste alla televisione, dell’educazione – la ragazza specchio attirava ogni sguardo, e c’era chi la usava per sistemarsi la cravatta, chi per mettersi il rossetto, chi per sistemarsi la messa in piega, chi per controllare dopo pranzo che il sorriso fosse a posto, non ci fosse l’insalata in mezzo ai denti – questi spesso le pendevano vicino da lasciarle addosso il fiato, i ragazzi disegnavano sconcezze nell’alone, ogni giorno una tortura.
La ragazza specchio evitava i luoghi troppo scuri e quelli troppo illuminati, evitava le persone, adorava soprattutto certi verdi panorami che le davano una calma che perdeva nella folla, le piaceva andar di notte a sdraiarsi sotto il cielo per sentire l’infinito.
Il cieco l’aveva accarezzata a lungo disegnandole i contorni e spiegandole in che modo la sua fronte era bombata appena un poco, il suo naso dritto e breve si arricciava nel sorriso, le diceva che era fredda ma tenendole le mani sulle guance la sentiva riscaldarsi – stai arrossendo? Le chiedeva, le stampava lunghi baci sulle labbra e lei, la sera, li guardava negli specchi e li vedeva diventare un po’ più brevi nel futuro, fino quasi a scomparire.

madame psychosis

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